Palos Verde,
California. Base dei Vendicatori della Costa Ovest.
<<Sono Abigail Brand, Direttrice dello
S.W.O.R.D. Questo è un messaggio priorità Omega Nero: se lo ricevete, siamo
nella #CENSURATO# fino al collo. Preparatevi ad un
attacco militare su scala globale: con effetto immediato, dichiaro lo status di
Defcon Zero. A partire da adesso, la Terra è ufficialmente in stato di guerra>>
Calabrone
strinse le labbra. Solo fino a poco tempo fa neanche sapeva cosa fosse lo
S.W.O.R.D. ed ora ecco che la sua direttrice lo avvisava di un’imminente
invasione aliena. Beh se la Terra era davvero sotto attacco lui ed il suo gruppo
avrebbero fatto la loro parte. Una cosa così grossa richiedeva, però, una
coordinazione con la loro controparte ad Est.
Il
ronzio del monitor lo avvertì che Iron Man aveva avuto la stessa idea.
<Non
sono sorpreso della tua chiamata.> disse, quando l’immagine del Vendicatore
Dorato apparve sullo schermo.
<<Le
cose sono anche peggiori di quanto credi, Hank.>> replicò
l’altro.
<Quanto
peggiori?>
Iron
Man glielo disse ed Henry Pym sbiancò in volto. Infine replicò:
<Avvertirò
gli altri e partiremo subito per New York. Questo è un tipico caso di…>
<<Lo
so: adunanza generale. Ci ho già pensato.>> disse il
Vendicatore Dorato chiudendo la comunicazione.
<Thanos.>
osservò Pym <Il solo nome mi fa rabbrividire. Stavolta non sarà come le
altre volte.>
MARVELIT
PRESENTA
Di
Carmelo
Mobilia, Carlo Monni e Fabio Furlanetto
Un giorno come nessun altro
# 37
CONTINUA DA VENDICATORI 99!
Calabrone li aveva radunati in men che non si
dica. Tutta la squadra era presente.
Il solo nominare il Titano pazzo li aveva
messi in allarme.
<Thanos... ma non l’abbiamo sistemato a
Titano?> domandò Thunderstrike.
<Quello non era lui, ma un suo clone.
Questa volta le cose sono addirittura peggiori.> rispose Hank.
<A proposito, notizie da Starfox?>
chiese She-Hulk.
<Purtroppo no.> le rispose Tigra < e
questo non fa presagire nulla di buono. >
<Ci aspetta un’altra Guerra dei
Mondi...> osservò amaro U.S.Agent, memore di cosa era stato costretto a
fare, l’ultima volta che la Terra aveva subito un’invasione aliena.[1]
.
<Temo di sì. Comunque, i nostri compagni
ci ragguaglieranno a New York. Forza ragazzi, saliamo a bordo del Quinjet.>
disse ancora Calabrone.
<Io non vengo.> sentenziò Sole Ardente.
<Come?> rimase spiazzata Aracne.
<Il mio dovere è verso il mio paese. Devo
tornare a Tokyo, a unirmi ai miei compatrioti. Non ho tempo per la vostra
reunion.>
<Cosa? Non posso credere alle mie
orecchie!> sbottò U.S.Agent <Credi che questa cosa riguardi solo voi? È
in gioco il destino di tutta la Terra, bello, non solo del tuo paese!>
<Buffo, detto da uno che indossa quei
colori...> gli rispose Shiro Yoshida con sarcasmo.
<Uh, qui ha colpito nel segno...>
ironizzò Nova, bisbigliando all’orecchio di Aracne.
<Porta le tue chiappe sul Quinjet,
Kurosawa, o ti ci porto io di peso!> esclamò rabbioso Agent.
<Dai, fammi vedere...> gli rispose il
giapponese, altrettanto furioso.
<Dio, ti preeego, no...> sbuffò Tigra.
<Dai ragazzi, fatela finita...> disse
Thunderstrike nel separarli.
<Ma vi pare il momento di queste stronzate
macho?> aggiunse She-Hulk aiutando il tonante nel dividerli.
<BASTA COSÌ!> urlò Calabrone <Ha
ragione Jennifer; non è questo il momento per questi stupidi litigi! Ascolta
Shiro: nessuno più dei Vendicatori ha esperienza del combattere Thanos. Vieni a
New York con noi e ascolta quello che abbiamo da dire; poi, se lo riterrai
opportuno, tornerai a riferire quello che ci siamo detti ai tuoi superiori in
Giappone. Ti darò io stesso le chiavi del Quinjet. Ma ti prego, non perdere il tuo tempo ad
azzuffarti con U.S.Agent.>
<Molto bene, Pym-san; seguirò il tuo
consiglio.> disse.
<Sembra di essere ancora al liceo...
succedono spesso queste cose?> domandò Nova.
<Più spesso di quanto tu non creda... >
sospirò Aracne.
Salirono tutti a bordo, diretti verso New
York. U.S.Agent e She-Hulk ai comandi, mentre Hank sul fondo del jet assisteva
tramite la communicard ad una conversazione privata tra due dei suoi più vecchi
e cari amici:
<<E mi darebbero retta? In
molti avrebbero seguito Capitan America, ma quanti lo faranno con Steve
Rogers?>> domandava
l’eroe della seconda guerra mondiale all’alter ego in armatura di Tony Stark.
Hank s’intromise e gli disse:
<Io
dico: molti più di quanti tu pensi. So per esperienza che sai farti valere
quando serve.>
<<Hank, è un
piacere risentirti!>>
esclamò Steve riconoscendo la voce di Calabrone
<Anche
per me è un piacere dopo tanto tempo, Steve. > continua Henry Pym <Ti sto
chiamando da un Quinjet. Noi della Costa Ovest stiamo per arrivare nella Grande
Mela, quindi presto ci rivedremo faccia a faccia.>
<<Avrei preferito
un’occasione migliore, ma va bene lo stesso.>>
<<Appena
sarete qui, potremo cominciare a discutere di come organizzarci.>> aggiunse Iron Man.
<<Quante
storie.>> si
inserì una quarta voce, una voce ben conosciuta a tutti gli altri <<Volete vedervi di persona? Provvedo
io senza inutili perdite di tempo.>>
Era
Kang il Conquistatore che, attingendo ad una tecnologia sconosciuto in
quest’epoca, teletrasportò Hank e Steve al palazzo dei Vendicatori.
<Ehi!
Dottor Pym, dove va?> esclamò stupito Thunderstrike.
Hank
Pym svanì nel nulla.
<Cosa
diavolo è successo? Dov’è andato?> disse Tigra, altrettanto sorpresa.
<È...
sparito! Come in Star Trek!> osservò Aracne.
<Ma
che vuol dire?? Com’è possibile? La gente non scompare così! Dev’essere un
attacco del nemico!> urlò Agent.
<Zitti
tutti! Ci stanno chiamando!> disse She-Hulk, fissando il monitor sulla
console.
<<Sono io. Non
preoccupatevi, sto bene... sono alla base.>>
<Come
diavolo hai fatto Pym? > chiese Agent, incredulo.
<<Un trucchetto di
Kang.>>
<Kang?
Ma non dovevamo combattere Thanos? Centra anche lui con questa storia?> chiese Tigra.
<<È complicato, Vi
spiegherò tutto una volta arrivati qui. Chiudo.>>
<Kang
e Thanos. La storia comincia a farsi complicata...> osservò Thunderstrike
con aria perplessa.
Palazzo dei
Vendicatori, New York City.
Era
decisamente un gruppo stranamente assortito. Accanto a quattro dei membri fondatori dei Vendicatori c’era Steve Rogers,
che una buona metà dei presenti non sapeva essere stato l’originale Capitan
America ufficialmente ritenuto morto, e si chiedeva ancora perché gli altri
sembrassero avere nei suoi confronti un evidente rispetto.
Un
po’ più discosto c’era Bruce Banner. Dicevano che non poteva più trasformarsi
in Hulk era stato detto tante altre volte in passato, sarebbe stato vero
stavolta? Quello che però suscitava più stupore e diffidenza era la presenza al
loro fianco di Kang il Conquistatore. Quasi tutti i presenti avevano avuto a
che fare con lui o con una sua versione passata o futura e non si sentivano a loro agio a collaborare
con lui, tuttavia se è vero che, come recita il detto, la politica crea strani
compagni di letto, anche le necessità della guerra non sono da
meno.
Fu
Iron Man a prendere la parola:
<<Thanos
sta arrivando.>> poche
parole ma sufficienti a suscitare un mormorio di preoccupazione. Iron Man
continuò <<ha superato
Marte e sta puntando dritto verso la
luna, La rotta stimata porterà la sua
ammiraglia sopra New York tra poco tempo. Se le informazioni di Kang sono
corrette….>
<Lo
sono.> puntualizzò il Conquistatore.
<<…
se sono corrette, né le forze convenzionali terrestri né un eventuale
contrattacco nucleare riusciranno a trattenerlo a lungo. Presto sarà qui e noi
dovremo fare la nostra parte come si stanno preparando a fare gli eserciti e
gli eroi in costume del resto del mondo. Noi ci organizzeremo in squadre ed
abbiamo deciso di inviarne una, una piccola task Force, a liberare Capitan
Marvel dall’astronave di Thanos. La
guiderà U.S.Agent e sarà composta da
Aracne, Tigra , il Soldato d’Inverno, Yelena Belova e Hulkling.>>
<Io?>
esclamò, sorpreso, il massiccio membro dei Giovani Vendicatori.
<Volete
davvero mandare nella corazzata di Thanos due senza poteri ed un ragazzino? È
assurdo!> intervenne Dragoluna.
<I
miei compagni di squadra sono esperti nelle azioni di commando e
nell’infiltrarsi dovunque senza essere notati.> replicò Steve Rogers <Un
attacco frontale potrebbe spingere Thanos o qualche suo zelante ufficiale ad
eliminare l’ostaggio. Pochi uomini e donne selezionati possono riuscire dove
molti fallirebbero.>
<<Con
loro andrà anche uno dei nostri scienziati per cercare di sabotarne i sistemi
informatici. Per la precisione:
andrà Amadeus Cho.> aggiunse Iron Man.
<Un
altro ragazzino? Sempre peggio.>
<Perché
io?> chiese il giovane Coreano altrettanto stupito.
Si
sarebbe potuto indovinare un sorriso sul volto di Iron Man sotto il suo casco
mentre rispondeva:
<<Dici
di essere il settimo uomo più intelligente del Mondo. Ora puoi dimostrarlo
misurandoti contro sofisticate tecnologie aliene. Non ne sei contento?>>
Titano, Luna di
Saturno.
Eros,
che sulla Terra era conosciuto come Starfox, era decisamente depresso: la
flotta del suo pazzo fratello Thanos aveva schiacciato le difese di Titano come
se non esistessero. Se non altro stavolta non aveva devastato il suo mondo
natale come ai tempi del suo primo attacco di anni prima,[2]
lo aveva semplicemente sorpassato. Lui non avrebbe mai voluto essere il
reggente di Titano ma il destino non gli aveva lasciato altra scelta ed alla
prima, vera, prova si era dimostrato inadeguato.
<Hai
fatto del tuo meglio.> gli disse la ragazza accanto a lui quasi gli leggesse
nel pensiero,
<Ma
ho fallito.> replicò lui con un tono cupo che era insolito nelle sue labbra
<Ho fallito ed ora dovrò rimediare.>
<Che
intendi fare?>
<I
Vendicatori hanno convocato un meeting di tutti i loro membri per affrontare la
minaccia di mio fratello. Mi unirò a loro. Purtroppo sarò solo: niente esercito
o armi più sofisticate di quelle di una singola navetta.>
<Vengo
con te.>
Per
la prima volta nella giornata Starfox si fece sfuggire un mezzo sorriso.
<Ne
sei sicura?> le chiese.
<Sono
una guerriera, è ora di dimostrarlo.> fu la secca risposta.
Base dei Vendicatori
U.S.Agent
si aggirava irrequieto per la base: la tensione era palpabile, persino tra
professionisti abituati a rischiare la vita ogni giorno. Una parte di lui
avrebbe preferito essere nel mezzo della battaglia, ma il soldato sapeva che
c’era un motivo se Calabrone lo aveva scelto per guidare la task force che si
sarebbe infiltrata sulla nave di Thanos. Entrò nell’hangar sotterraneo dove
erano custoditi i Quinjet, trovando due persone intente ad armeggiare con i
motori: un adolescente coreano ed un uomo molto gracile dai pantaloni viola.
<Dottor
Banner. Siamo pronti per partire?> chiese U.S.Agent.
<Quasi.
Voglio fare un’ultima verifica al dislocatore quantico.> rispose Banner.
<Non
sa di cosa stai parlando, Doc.> gli disse il ragazzo, senza voltarsi verso
U.S.Agent.
<È
normale, visto che lo abbiamo inventato dieci minuti fa>
<Mi
dica solo se quest’affare può volare, dottor Banner, e si prepari a
partire.>
<Io?
In una gabbia di metallo in orbita, circondato di mostri spaziali? Pessima
idea...>
<Sì,
per loro. Potremmo aver bisogno di un cervello come il suo lassù, Banner>
cercò di essere diplomatico U.S.Agent, in realtà più interessato al vantaggio
tattico di un Hulk alleato. Gran peccato che, da quanto gli avevano detto,
Banner non potesse più diventare il Golia Verde. Pessimo tempismo.
<Sono
lusingato, ma i Vendicatori hanno bisogno di me sulla Terra. Amadeus può
sostituirmi alla perfezione, è un ragazzo molto brillante ed ha studiato con
attenzione tutte le informazioni sui Badoon a nostra disposizione.>
<Ho
bisogno di un soldato, non di un nerd!> protestò U.S.Agent.
Aracne
arrivò in quel momento, giusto in tempo per prendere le parti del ragazzo:
<Non
essere troppo duro con lui! È già sotto stress, non agitarlo ulteriormente con
il tuo atteggiamento da gestapo!> La donna era madre, e vedere quel ragazzo
messo in soggezione dall’atteggiamento da bullo di Agent la irritava.
<Uh,
noi torniamo di sopra> disse improvvisamente Banner <Ho un paio di cose
da discutere con Iron Man e il Comandante Rogers. Venite con noi?>
<Ok
per me.> disse Aracne.
<Io
no, rimarrò qui per un po’.> rispose Agent.
Pochi
istanti dopo era solo nel grande hangar silenzioso.
Piano superiore,
salotto.
Anche
Nova era irrequieto, ma per motivi diversi. A differenza di U.S.Agent lui era
molto più abituato a lavorare in gruppo e ad avere a che fare con questo tipo
di minacce, anche troppo forse.
Circondato
dai più grandi eroi della Terra, pronti a difendere il pianeta da un avversario
che si prefiggeva di distruggere tutta la vita della Galassia, e lui si sentiva
solo un ragazzino.
Altro
che grande eroe spaziale! Aveva molta più esperienza della maggior parte degli
eroi della sua età, eppure lo trattavano ancora come “uno dei New Warriors”.
<Costei
ti conosce.> disse una voce femminile alle sue spalle.
Nova
si voltò, cercando disperatamente di riconoscere la donna asiatica che lo stava
fissando.
<Ah,
sì, anche io sono un tuo grande fan...ah...> rispose lui imbarazzato,
cercando di ricordarsi il nome. Con tutti i Vendicatori attorno, doveva proprio
capitargli una sconosciuta?
<Il
nome di costei è Mantis> lo aiutò lei, apparentemente divertita dalla sua
confusione.
<Certo.
Abbiamo combattuto assieme qualche volta?>
<Non
ci siamo mai incontrati. Ma siamo compagni di squadra in un’altra realtà.>
<Uhm...okay?>
<Costei
sa che puoi essere il più grande eroe della Galassia, ed è fiera di poterti
considerare un compagno di squadra in qualsiasi linea temporale.>
<Senza
offesa, miss, ma lei non sembra sapere un granché di chi sono.>
<Forse
neanche tu. Forse dovresti abbracciare la forza che è dentro di te, invece di
combatterla.>
<Eh?>
<Costei
ha una missione diversa da quella che stai per ricevere.> si congedò la
donna con un breve inchino, prima di scomparire in mezzo alla folla di eroi
lasciandosi dietro un Nova molto confuso.
<Oookay.
Con la mia solita fortuna, mi sono beccato la Vendicatrice strafatta?>
Proprio
in quel momento, Hank Pym li raggiunse:
<Richard,
posso parlarti?>
<Certo
dottor Pym... di che si tratta?>
<Io
e il comandante Rogers pensiamo che tu e i Nova Corps possiate avere un ruolo
determinate nella battaglia che ci attende.>
<Davvero?
E come?>
<È
molto semplice; ascolta...>
New York City.
Un’astronave
aliena sovrastava la città, rilasciando decine di caccia che sfrecciarono
veloci tra i grattacieli sparando un intenso fuoco di copertura. Decine se non
centinaia di alieni rettiliformi armati di fucili laser si teletrasportarono a
Times Square: i civili stavano già scappando, ma non era abbastanza: il
protocollo militare Badoon era molto severo riguardo la necessità di
terrorizzare la popolazione.[3]
In
tutta la sua esistenza la città di New York non aveva mai visto duelli aerei
come questi. Caccia multiruolo dell’Aviazione degli Stati Uniti si accanivano
contro le navette aliene ma senza successo mentre i raggi emessi dalle armi
nemiche li riducevano spietatamente in cenere.
Il
pilota di uno dei caccia riuscì a catapultarsi fuori appena in tempo ma una
delle navette nemiche lo prese di mira.
Pochi
secondi per vedere la morte in faccia poi, improvvisamente qualcosa attraversò
l’aria così veloce che l’uomo appeso al paracadute che scendeva con esasperante
lentezza non riuscì a capire cosa fosse.
L’oggetto
colpì la navetta trapassandola da parte a parte causandone la caduta, poi fece
lo stesso con altre due navi ed infine invertì la rotta per tornare nella mano
di chi l’aveva lanciata.
L’oggetto
era una mazza incantata ed il suo possessore, in piedi sul tetto del Quartier
Generale degli Eroi più potenti della Terra, era il Vendicatore noto come
Thunderstrike.
Recuperata
la mazza la roteò con forza e poi si lanciò in volo.
Hangar sotterraneo.
U.S.Agent
contemplava silenzioso il Quinjet pronto al decollo. All’improvviso una voce
risuonò alle sue spalle:
<Posso
immaginare a cosa stai pensando.>
Agent
si voltò di scatto assumendo una posizione di difesa mentre si chiedeva chi
potesse essere stato capace di arrivargli alle spalle senza farsi sentire,
un’esperienza a cui non era abituato.
Davanti
a lui c’era l’uomo conosciuto come Soldato d’Inverno, di cui solo di recente
aveva appreso sia l’esistenza che la vera identità.
<Quello
che sto pensando è che dovrei essere là fuori a combattere con gli altri miei
compagni invece di guidare questa missione.> ribatté.
<Tu
sei stato un soldato, non è vero? Lo capisco da come ti muovi.>
Agent
fece un cenno di assenso.
<Sono
stato nell’Esercito, ma non ho fatto molto di più che pelare patate.>
Il
Soldato d’Inverno ridacchiò per poi replicare:
<Steve
potrebbe dire quasi la stessa cosa… e ti direbbe anche che le azioni di
commando possono avere un’importanza cruciale nel corso di una guerra.
Dopotutto era quello che facevamo io e lui ai nostri tempi.>
<Allora
è vero... sei davvero lui... voglio dire Bucky, l’originale.>
James
Buchanan Barnes fece un sorriso amaro.
<
Non immaginavo che lo sapessi.>
<Rogers
ci ha inviato un file sul tuo conto. C’è scritto quello che i rossi t’hanno
fatto. Diceva anche che hai la memoria che ogni tanto fa cilecca e che
dobbiamo beh... aiutarti a ricordare
l’eroe che sei stato.>
<Eroe
... Gli eroi hanno spesso i piedi d’argilla, non lo sapevi? > sospirò Buck
<Non sono più il ragazzino entusiasta di tanti anni fa… se mai lo sono stato
davvero. Gli ideali che avevo sono stati spazzati via come il vento con la
sabbia.>
<Sei
troppo duro con te stesso.>
<
So quello che dico. Tu non ha mai fatto qualcosa di cui poi ti sei pentito o
vergognato?>
U.S.Agent
si morse le labbra e tacque per qualche secondo, poi, a denti stretti, ammise:
<Più
di una volta.>
<E
allora dovresti capire come mi sento. Ora, però, non è il momento di lasciarci
sopraffare dai sensi di colpa. Abbiamo una missione da compiere e tu sei quello
che deve guidarla.>
<Mi
sentirei molto più a mio agio se non dovessimo portarci dietro quel ragazzino:
Amadeus Cho. La missione è già complicata abbastanza senza dover anche badare
che non si faccia male.>
<Andrà
benissimo. Mai sottovalutare un adolescente in guerra> ribatté Bucky.
<Chi
ha chiesto la tua opinione, “Soldato d’Inverno?”>
<Rogers.
Ed ha approvato lui Amadeus.>
<Hrmm.
Non mi piace, ma va bene> concesse U.S.Agent, avvicinandosi al Quinjet.
Fu
in quel momento che Amadeus fece il suo ingresso nell’hangar assieme agli altri
membri del commando: le compagne di squadra di Agent Aracne e Tigra e la
ragazza russa che si faceva chiamare Vedova Nera, una dei cosiddetti
Vendicatori Segreti di Rogers.
U.S.
Agent si rivolse all’adolescente coreano in tono brusco:
<Puoi
davvero farci entrare nella nave nemica senza farci scoprire?>
<Certo,
con le modifiche fatte al sistema stealth possiamo alterare la rifrazione
delle...>
<Sbrighiamoci
a partire allora> tagliò corto U.S.Agent, salendo sul Quinjet senza dire
altro.
<È
sempre così ... “adorabile”?> chiese il giovane.
<Sempre.>
gli rispose l’ex donna ragno.
<Grandioso.
La mia prima missione nello spazio, e devo andarci con Capitan St##nzo>
sospirò Amadeus Cho.
Il
nervosismo serpeggiava tra i membri del commando: solo pochi di loro avevano
esperienza di scontri con avversari alieni dopotutto e quasi tutti erano
abituati ad avversari in scala più ridotta, per così dire. Tutti erano, però,
consapevoli dell’importanza della posta in gioco e non intendevano tirarsi
indietro, compreso Amadeus Cho il cui nervosismo si manifestava mordendosi le
unghie.
U.S.Agent
non era molto contento di portarsi dietro il giovane di origine coreana; il
problema stava tutto nel fatto che non era un lottatore come gli altri in grado
di difendersi da solo in un più che probabile scontro fisico. Oltre a fare il
loro lavoro Agent e gli altri avrebbero dovuto proteggerlo, un inconveniente
non da poco in zona di guerra.
Gli
altri erano tutta un’altra storia: il Soldato d’Inverno era ovviamente un
combattente nato e se la sarebbe cavata in qualunque situazione, Agent ne era
certo.
Di
Tigra e Aracne conosceva le doti e sapeva di potersi fidare, mentre l’altra
ragazza, la Vedova Nera dei Russi, sembrava il tipo che sa quel che fa,
quell’aria da ragazzina imbronciata non
lo aveva ingannato nemmeno per un secondo.
L’unica
altra incognita era Hulkling; così a occhio non doveva avere più di sedici anni
ed appariva proprio come una versione adolescenziale di Hulk. C’era da sperare
che al momento giusto sapesse usare quella forza.
<Su
la testa, soldato.> gli disse bruscamente.
<Cosa?>
borbottò Hulkling.
<Quella
che abbiamo di fronte è una missione pericolosa e non voglio nessuno che abbia
la testa fra le nuvole.>
<Lascialo
stare, Agent.> intervenne Tigra, che stava pilotando la navetta <È solo
un ragazzo, non un soldato.>
<Un
ragazzo che deve fare la sua parte e farla al meglio.> ribatté l’altro
<Lo voglio concentrato sulla missione e su nient’altro.>
<Farò
la mia parte come tutti.> assicurò Teddy Altman <È solo che… pensavo al
mio ragazzo, Wiccan, ci avrebbe fatto comodo la sua presenza.>
<Il
tuo… ragazzo?>
<C’è
qualche problema se sono gay?>
Tigra
e Aracne si lasciarono sfuggire una risatina, Bucky Barnes e Yelena Belova si
scambiarono uno sguardo d’intesa, Amadeus Cho ostentò indifferenza.
La
mascella di U.S.Agent si irrigidì. Fece un sospiro poi disse:
<Della
tua vita privata non mi frega un accidente. La sola cosa che conta è che tu
faccia la tua parte nella missione.>
<Ho
già detto che lo farò.> replicò con convinzione Hulkling.
<Ci
siamo, gente.> annunciò improvvisamente Tigra.
La
massa enorme della Vanth, l’astronave ammiraglia di Thanos si stagliava
vicinissima ed impressionante a vedersi.
In
teoria il Quinjet aveva un sistema di schermatura progettato da Tony Stark e
Pantera Nera che lo rendeva invisibile sia ad occhio nudo che per i più
sofisticati sensori, ma sarebbe bastato contro una tecnologia aliena
enormemente più avanzata di quella terrestre? Volenti o nolenti stavano per scoprirlo sulla loro pelle.
<Sicuro
che non possono vederci?> chiese U.S.Agent rivolto ad Amadeus.
<Siamo
ancora vivi, quindi no, direi che non possono vederci.> dedusse la Vedova
Nera.
<Sei
sempre così ottimista, tu?> chiese Tigra.
<Realista>
rispose secca Yelena Belova.
Il
Soldato d’Inverno fu colpito dalla sua freddezza: lei non era a suo agio in
questo tipo di missione, come lui del resto. Se fosse perché la posta era più
alta che mai, o perché nessuno di loro era un vero Vendicatore, era difficile a
dirsi.
<Ora
o non mai. Trova un hangar e portaci dentro, ragazzo!> ordinò U.S.Agent.
<E
chi ha bisogno di un’entrata?> sorrise Amadeus, tirando una leva.
Palazzo dei
Vendicatori.
Il
volto di Steve Rogers era decisamente cupo.
<Maledizione!>
esclamò con un tono di rabbia e frustrazione nella sua voce.
<Che
succede Steve?> gli chiese la sua compagna di squadra (e di vita) Donna
Maria Puentes.
<Dai
rapporti che sto ricevendo è chiaro che le forze armate convenzionali delle
varie nazioni non sono in grado fermare l’avanzata della flotta di Thanos,
mentre quelle dello S.H.I.E.L.D. e dello S.W.O.R.D. assieme ai vari superumani
riescono malapena a rallentarla.>
<Non
ti ho mai sentito così sfiduciato.>
<Non
ci arrenderemo finché uno solo di noi sarà in grado di combattere, questo è
certo, ma devo essere realista: stiamo perdendo. A meno di un miracolo… un
intervento divino, siamo spacciati.>
Improvvisamente
si udì il rumore di un tuono così forte che anche i vetri rinforzati delle
finestre della base tremarono e un lampo illuminò l’intera area circostante.
<Cosa…
cosa è stato?>
Per
la prima volta nelle ultime, convulse, ore il volto di Steve fu illuminato da
un sorriso mentre rispondeva:
<Il
miracolo che stavo aspettando.>
Nave stellare Vanth.
L’atmosfera
era tetra ed opprimente, come ci si aspetterebbe da una nave ricolma di
mercenari ed adoratori della morte. Ogni angolo era controllato da telecamere a
circuito chiuso, costantemente analizzate da un’apposita intelligenza
artificiale, sicurezza che sarebbe bastata a chiunque.
Chiunque
non fosse Thanos di Titano. Nonostante le telecamere non mostrassero nulla di
sospetto, due guardie di due specie radicalmente diverse erano di pattuglia.
Non appena la porta dell’hangar si alzò, le due guardie dimostrarono che la
paranoia di Thanos era ben fondata: nessuno era riuscito a fare breccia, ma una
nave terrestre si era materializzata nel mezzo di un’altra.
Una
guardia avrebbe urlato “intrusi”, se la sua bocca non fosse stata tappata da
una ragnatela psichica. La seconda tentò di afferrare il comunicatore per
chiamare rinforzi, ma prima che il suo tentacolo lo raggiungesse Tigra gli era
già saltata addosso e ne aveva stretto il collo con gambe e coda fino a fargli
perdere i sensi.
<Ottimo.
Mettete in sicurezza la postazione.> ordinò U.S.Agent; il Soldato d’Inverno
e la Vedova Nera non tardarono ad eseguire.
<Abbiamo
un problema.> attirò la sua attenzione Amadeus Cho, ed U.S.Agent capì il
perché: il Quinjet si era sì materializzato nell’hangar, ma lo aveva fatto
all’interno di un corpo solido fondendosi con una delle navi aliene.
<Lo
vedo; è un miracolo che tu non ci abbia ammazzati.>
<Direi
più un protocollo di sicurezza per ritardare la materializzazione dei tessuti
organici, ma sì, diciamo pure miracolo. Non importa, posso imparare a pilotare
una di queste navi in due minuti.>
<Ok,
dobbiamo dividerci. Formeremo due squadre.> disse Bucky.
<Sono
d’accordo: dividendoci potremo perlustrare più terreno in meno tempo.>
aggiunse la Vedova Nera.
<Non
mi piace l’idea di dividere le forze, ma avete ragione ... allora, io Tigra e
Hulkling ci occuperemo di trovare Capitan Marvel. Voi tre e Aracne trovate il
modo di sabotare questa dannata astronave.> ordinò U.S.Agent.
<Io
andrò in perlustrazione. Il mio aspetto felino può essere scambiato per alieno.
Voi seguitemi a distanza.>
<Aspetta,
pure io posso farmi passare per un alieno> disse Hulkling e in istante
assunse l’aspetto di un Badoon <Che ne dite?>
<Fantastico!>
esclamò Amadeus <Sei identico a loro!>
<Perfetto.
Allora andiamo. Teniamoci in contatto con le communicard.> disse il Soldato
d’Inverno, addentrandosi in un corridoio dell’astronave, seguito dai suoi
compagni.
Sulla Terra. New
York.
<E
ora, che risuoni il grido! Che faccia tremare la Terra e scuota il
firmamento... che Thanos lo senta e
sappia che siamo qui per lui! VENDICATORI UNITI!> gridò a squarciagola il potente Thor, facendo
ruotare il suo magico martello e scatenando fulmini e saette sulle astronavi
aliene che riempivano il cielo.
<Ehi
vecchio mio... è un piacere rivederti! Come vanno le cose ad Asgard?>
domandò Thunderstrike.
<Eric,
amico mio... nonostante le infauste circostanze, è un piacere rivederti!>
<Già,
dovremmo organizzare una rimpatriata, qualche volta... senza combattere alieni
e mostri però!>
Una
nave da combattimento si avvicinò ai due biondi tonanti, ma prima che potesse
aprire il fuoco verso di loro, Mjolnir e la mazza incantata Thunderstrike ne
squarciarono lo scafo, facendola a pezzi.
<Bel
colpo, vecchio mio. Vedo che fare il re non ti ha arrugginito!>
<Ci
sarà tempo dopo per lo scherno. Ora è tempo di battaglia! Battiti col valore
che ti contraddistingue, fratello, e rendimi fiero!>
<Uh,
m’ero dimenticato com’eri serio in combattimento... ok, come vuoi amico: in
guardia, marrani! Thunderstrike della terra vi dice “tornate da dove siete
venuti!”> urlò, come se col sarcasmo riuscisse a superare tutti i suoi dubbi
e le sue paure.
Nel
frattempo, Sole Ardente usava i suoi poteri pirocinetici per fondere tutte le
astronavi che incrociava; vederlo volare, circondato da fiamme, lanciare palle
di magma incandescente era uno spettacolo meraviglioso quanto terrificante.
Sulla
terraferma, She-Hulk affrontava uno squadrone Badoon.
<Devo
ammetterlo Shiro> disse, mentre si batteva con gli alieni <Sono sorpresa
di vederti ancora qui. Credevo volessi tornare in Giappone.>
<È
come ha detto quel Rogers ... la battaglia principale si svolge qui. Posso fare
di più per il mio paese restando. Non lo faccio certo per voi.>
<Figurati
...> sospirò la gigantessa di giada, abbattendo uno squadrone di nemici
usando un lampione come mazza da baseball.
<E
se quel Thanos fa vedere la sua brutta faccia, sta pur certa che voglio essere
presente!> aggiunse il giapponese.
<Ah,
su questo sono d’accordo con te... > gli rispose la donna.
Nave stellare Vanth,
nei pressi della Sala comandi.
Arrivare
sin lì era stato facile tutto sommato. Il Soldato d’Inverno non aveva la più
pallida idea di come funzionasse l’apparecchio che li aveva resi invisibili ai
sistemi di sicurezza della nave, ma era più che soddisfatto che funzionasse,
così come stava funzionando alla perfezione quello che li faceva apparire con
l’aspetto di membri di alcune delle specie aliene presenti a bordo.
Iron
Man l’aveva chiamato Induttore d’Immagini, una delle tante invenzioni di Tony
Stark. Quello Stark era davvero un genio, pensò Bucky Barnes, chissà se aveva
mai saputo che proprio lui e Steve avevano salvato la vita dei suoi nonni oltre
settant’anni prima?[4] In un
certo senso era merito loro se quell’uomo aveva potuto creare quegli oggetti
oggi. Accantonò questi pensieri e si concentrò sulla missione:
<State
pronti.> sussurrò ai suoi compagni.
<Sono
sempre pronta, lo sai.> replicò Yelena Belova.
Amadeus
Cho non disse nulla.
<C’è
una squadra in avvicinamento. Ci penso io.>
disse risoluta Aracne, e un attimo dopo, grazie alla sua capacità di
aderire alle pareti, si ritrovò attaccata al soffitto, con movenze eleganti e
sensuali. In meno di un minuto fu sopra il gruppetto di alieni che si stava
avvicinando. Gli balzò addosso e colpendo con l’agilità e la forza
proporzionale di un ragno, li mise K.O. in breve tempo.
Nessuno
di loro riuscì a dare l’allarme. Aracne fu rapida e silenziosa.
<È
brava eh?> osservò Bucky.
<Ah,
è facile con i superpoteri.> disse Yelena, con un tono polemico.
<Sei
gelosa?> sorrise lui.
<Non
essere stupido.>
Intanto,
Amadeus riuscì ad aggirare la sicurezza della porta della sala comandi.
<TA-DAN!
Siamo dentro!>
I
quattro entrarono nella stanza, illuminata solo dalla luce dei computer.
<Ok
Amadeus, ora tocca a te.> gli disse il Soldato d’Inverno.
<Sarà
divertente> disse il ragazzo, sfregandosi le mani e fissando lo schermo...
senza fare nulla.
<Allora?>
gli mise fretta Aracne.
<Sto
pensando> si difese Amadeus.
<Non
puoi farlo un po’ più in fretta?>
<Devo
infiltrarmi in un sistema informatico alieno, non so neanche che cosa
significano i simboli sulla... hmm, interessante. La tastiera è a cristalli
liquidi; riprogrammabile? Con tutti questi alieni di razze diverse, devono usare
un qualche tipo di traduttore universale. Forse ci sono> realizzò Amadeus,
iniziando a scrivere forsennatamente sulla tastiera. Lo schermo si riempì
di caratteri alieni, fino a quando il
testo non fu rimpiazzato da un simbolo di errore.
<Ha
funzionato?> chiese Yelena.
<Ho
usato lettere a caso; con un po’ di fortuna, il sistema capirà che voglio usare
un altro linguaggio. Ecco, guarda> disse il ragazzo, indicando il testo
sullo schermo cambiare rapidamente in inglese. Amadeus iniziò ad armeggiare con
i comandi anche più rapidamente.
<Ma
guarda un po’. Thanos sarà anche un mostro psicopatico, ma sa come creare un
sistema user friendly. Ho gli schemi della nave, e scommetto quello che volete
che questa è un’area di detenzione.> rivelò Amadeus, indicando una stanza a
pochi ponti di distanza <Ne invio subito l’ubicazione agli altri.>
<<Ottimo lavoro.
Puoi sabotare la nave?>>
chiese U.S.Agent via radio.
<Ho
detto user friendly, non stupido. Questo sistema fa sembrare i supercomputer di
Stark dei Commodore 64, chissà di che razza di antivirus dispone... avrei
bisogno di almeno un’ora per riuscire a creare qualcosa di abbastanza
sofisticato da ingannarlo.>
<Non
credo abbiamo così tanto tempo.> commentò Yelena.
<C’è
un’altra opzione, ma non so se vi piacerà. Posso accedere al traduttore
universale e fargli riscrivere il linguaggio operativo: gli scudi parleranno in
Basic, i sistemi offensivi in Fortran...>
<Sembra
un buon piano.> disse il Soldato d’Inverno, fingendo di aver capito: per lui
i computer erano ancora qualcosa di fantascientifico.
<Ma
facendo così perderemo l’accesso alle navi ed al sistema di teletrasporto:
saremo bloccati quassù.> terminò Amadeus.
<Pessimo
piano.> cambiò idea il Soldato.
<Un
secondo: una volta salvato Capitan Marvel, non potrebbe riportarci lui sulla
Terra? Voglio dire, può volare nello spazio no?> chiese Hulkling.
<Se
è ancora vivo.> commentò Yelena <E poi, potrebbe portarci in sei?>
<Non
ci avevo pensato.> ammise il ragazzo contrito.
<<Secondo le
informazioni di Rogers, Capitan Marvel è l’unica speranza di fermare Thanos:
deve essere ancora vivo. Fai quello che devi, Cho.>> ordinò U.S.Agent.
Poco dopo, a pochi
ponti di distanza
Era
chiaro che questa non era una postazione come le altre, anche solo a giudicare
da quanto massiccia fosse la porta; solo con l’aiuto di Hulkling U.S.Agent
riuscì ad aprirla.
La
vista di ciò che si trovava dall’altra parte riempì i membri della task force
di un misto di sorpresa, rabbia ed apprensione.
Al
centro si trovava un uomo in costume con i capelli bianchi, sul cui volto si
stagliava un campo stellare al posto della pelle, legato ad una sorta di croce;
era fin troppo chiaro che Capitan Marvel era stato vittima di torture.
Ma
non era solo. C’erano diversi alieni attorno a lui, alcuni dei quali
dall’aspetto molto particolare; i più memorabili includevano un umanoide
composto di pietre arancioni, un’amazzone dalla pelle grigia e persino un
membro della insettoide Covata.
<Non
siete autorizzati ad essere qui> disse l’amazzone grigia.
<Dobbiamo
spostare il prigioniero.> improvvisò Hulkling.
<Secondo
quali ordini?>
<Ordini
di Thanos in persona. Devo chiamarlo per una conferma, o preferisci evitare la
morte?>
<Dimmi
chi è il tuo diretto superiore.> insistette l’aliena.
<Te
lo passo subito.> rispose U.S.Agent, facendo saltare la sua copertura; era
chiaro ormai che non era più il tempo per i sotterfugi ma di passare
all’attacco.
<VENDICATORI
UNITI!> gridò U.S.Agent.
<Intrusssssi!!!>
sibilò il membro della Covata, agitando forsennatamente le ali.
E
in men che non si dica, iniziò la lotta: Tigra balzò sull’insettoide, che si
alzò in volo con la donna felina sulle spalle.
Hulkling,
tornato al suo vero aspetto, cercò di prendere a pugni l’alieno di roccia, ma
questi pareva non patirne i colpi.
Agent,
usò tutta la propria forza sovrumana per colpire l’aliena con lo scudo
direttamente sulla mascella, ottenendo come reazione solo un’alzata di
sopracciglio.
“Maledizione>
pensò John Walker “Siamo messi male. Qui sono tutti quasi a livello Thor. Inizio a credere che non usciremo vivi...”
Parò
un colpo della spada della sua avversaria e la respinse usando lo scudo.
<Sei
in gamba, Terrestre, devo ammetterlo.> disse lei <E tenace anche. Un
altro al tuo posto avrebbe ammesso la sconfitta e chiesto misericordia.>
<Te
lo puoi scordare, bella.> replicò lui tornando all’attacco.
A
causa di come era stato educato, lo imbarazzava colpire una donna, ma quella
era una guerriera esperta e praticamente invulnerabile. Non era il caso di
essere troppo scrupolosi. Doveva esserci un modo per sconfiggerla e l’avrebbe
trovato o sarebbe morto tentando. La resa era decisamente fuori questione.
New York
Quattro
Badoon atterrarono di fronte ad un palazzo di uffici nel centro di Manhattan.
Il loro compito era semplice: uccidere chiunque gli si fosse parato davanti.
Tecnica del terrore, uno dei mezzi con cui i Badoon avevano soggiogato parecchi
mondi. Ora erano la carne da cannone di Thanos ed eseguivano con gioia il loro
compito.
Uno
di loro notò qualcosa in un vicolo. Non era ben sicuro di cosa avesse visto ma
valeva la pena di controllare. Entrò nel vicolo col fucile puntato. Non stava
particolarmente in guardia, dopotutto i terrestri non erano all’altezza dei
Badoon.
Grosso
errore. Improvvisamente una mano guantata gli strinse il collo mentre un’altra
gli premette qualcosa sulla bocca.
Il
Badoon annaspò poi cadde.
<Fermo
dove sei Terrestre.>
A
parlare era stato un Badoon appena arrivato assieme ad un compagno ed ora
entrambi tenevano sotto tiro un uomo dal fisico atletico inguainato in una
calzamaglia nera con una maschera che assomigliava vagamente al muso di un
felino.
Con
assoluta freddezza l’uomo spiccò un balzo e fece un doppio salto mortale. La
sua azione fu talmente veloce che i due Badoon non fecero in tempo a sparare.
Un attimo dopo ricevevano un calcio in faccia.
Il
loro felino avversario saltò ancora afferrando una delle armi dei suoi
avversari. Atterrò elegantemente sulle punte dei piedi e rapidamente si
accosciò sparando col fucile che aveva in mano abbattendo i suoi avversari.
Il
suo fine udito percepì lo scatto di un’arma alle sue spalle. Si preparò a
reagire ma mentre saltava udì le urla di dolore di altri due Badoon.
A
colpirli era stata una figura antropomorfa composta di pura energia che poi si
solidificò rivelando le fattezze del Vendicatore noto come Wonder Man.
<Probabilmente
me la sarei cavata da solo, ma comunque grazie, Simon.> gli disse il Felino.
<Dovere,
T’Challa.> replicò Simon Williams <Hai notato che l’invasione sembra aver
perso slancio?>
<Credo
che l’arrivo di Thor li abbia demoralizzati,> rispose Pantera Nera <E
forse è anche merito della nostra squadra di sabotaggio. >
<Già.
In sette nel cuore del nemico. Come credi che se la stiano cavando?>
<Vorrei
saperlo, amico mio, vorrei tanto saperlo.> replicò il Felino della Jungla
alzando gli occhi al cielo.
Nave stellare Vanth.
Qualunque
essere umano di buon senso si sarebbe tenuto alla larga da uno scontro che
coinvolgesse superumani e alieni che avrebbero potuto ucciderlo in un secondo,
ma non era il caso del gruppetto composto da Bucky Barnes, Yelena Belova e
Amadeus Cho.
Probabilmente
in molti avrebbero detto che il buon senso non era la loro migliore qualità, ma
c’erano almeno altri due motivi a spingerli a raggiungere i loro compagni: le
forze di Thanos avevano tagliato loro ogni altra via di fuga e comunque Bucky
non avrebbe mai lasciato un compagno nei guai, non era quello che gli aveva
insegnato Steve Rogers.
Naturalmente
avrebbe potuto anche cambiare idea vedendo U.S.Agent che stava a fatica
evitando i colpi che una donna dalla pelle grigiastra di quasi due metri, Tigra
alle prese con un membro della micidiale Covata e Hulkling che veniva sbattuto
contro una parete da un gigantesco alieno apparentemente fatto di roccia.
<Che facciamo?> chiese Yelena.
<Li
aiutiamo.> rispose senza esitare il Soldato d’Inverno sparando contro altri
alieni che si stavano avvicinando minacciosi. Steve non avrebbe avuto nulla da
dire, pensò, era abbastanza saggio da sapere che questo era un caso in cui la
sua regola di non usare la forza letale non poteva applicarsi.
La
Vedova Nera sparò un colpo ad intensità massima del suo morso di Vedova da ciascuno
dei suoi bracciali abbattendo due avversari; per fortuna non erano
invulnerabili come sembravano gli avversari di Agent e Tigra.
Amadeus
Cho non aveva bisogno di essere la settima persona più intelligente del mondo
per riconoscere di doversi tenere lontano da una battaglia simile, e si diresse
verso Capitan Marvel.
<Tutto
a posto, Capitano? Ce la fai a camminare?> gli chiese, cercando di
liberarlo.
<Thanos...
Thanos è diretto verso la Terra...vuole distruggere la Galassia...>
<Lo
sappiamo, Cap, siamo qui per salvarti. Cosa ti hanno fatto?>
<Ha
usato la mia Coscienza Cosmica per scoprire come distruggere la vita. Dobbiamo
fermarlo!>
<E
lo faremo: siamo i Vendicatori!> intervenne Aracne, afferrando le manette
che bloccavano Genis e strappandole con un colpo deciso.
Non
poteva scegliere un momento migliore, perché la donna grigia aveva appena
scagliato U.S.Agent dall’altra parte della stanza senza alcuna fatica.
Era
chiaro che lei e l’alieno di roccia erano al di sopra delle possibilità di
questo gruppo d’infiltrazione.
<Spero
che tu sia abbastanza in forma per una battaglia, Capitano> disse Aracne.
<Farò
del mio meglio, ma Thanos ha distrutto le mie Nega-Bande> rivelò Capitan
Marvel; soltanto allora, Amadeus si rese conto che sparsi a terra c’erano i
frammenti di quelle potenti armi.
<Uh-oh>
disse il ragazzo <Questo non è affatto positivo per noi... >
Poi
ci fu un suono terrificante, una sirena che sarebbe potuta provenire
dall’oltretomba per quanto faceva raggelare il sangue. E fu accompagnata da una
lunga sequenza di teletrasporti: in pochi secondi, la stanza fu gremita di
alieni armati fino ai denti.
Una
di esse aveva la pelle blu e brandiva una lancia dorata; si guardò attorno con
sdegno, per poi dirigere la propria attenzione ad uno dei suoi subalterni.
<Intrusi.
Terrestri?> chiese Proxima Media Nox.
<Sei
umani ed un ibrido Kree-Skrull imparentato col prigioniero.> fu la risposta
dell’alieno dopo aver consultato uno scanner che aveva in mano.
<Come
sarebbe a dire!?!?> esclamò Hulkling.
<Non
ha importanza. Uccideteli tutti> ordinò la donna.
CONTINUA SU AVENGERS
ICONS #45
Cosa potremmo mai dire
su questo immaginifico racconto che già non traspaia dalle potenti pagine che
avete appena letto? (Ok, lo sappiamo ci siamo fatti prendere la mano dallo
spirito di Stan Lee -_^)
Nulla a parte, come
nostra consuetudine, un po’ di note:
1)
Gli eventi descritti in quest’episodio
si svolgono sostanzialmente in parallelo con quelli di Vendicatori #99 che
speriamo abbiate già letto.
2)
Gli alieni affrontati dalla squadra di
salvataggio vi sembrano familiari? Continuate a seguirci su Avengers Icons #45
e ne saprete di più.
Carl,
Fabio & Carmelo